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    • NORMA

    NORMA

    Direttore: Fabrizio Maria Carminati

    Spettacolo terminato

    Scheda

    Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, dalla tragedia Norma ou L’infanticide di Alexandre Soumet

    Musica di Vincenzo Bellini

    Regia Federico Tiezzi

    ripresa da Oscar Cecchi

    Scene Pier Paolo Bisleri e Mario Schifano

    Costumi Giovanna Buzzi

      

    ALLESTIMENTO IN COPRODUZIONE TRA

     FONDAZIONE TEATRO LIRICO "GIUSEPPE VERDI DI TRIESTE"

    FONDAZIONE TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA

     FONDAZIONE LIRICO SINFONICA PETRUZZELLI E TEATRI DI BARI

     

     Orchestra e coro della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi di Trieste”

     


    Personaggi ed interpreti

     
    Pollione (tenore)   Sergio Escobar (29, 31/I - 4, 6/II)
    proconsole di Roma nelle Gallie Rubens Pelizzari (30/I - 2/II)
         
    Norma (soprano)   Marina Rebeka (29, 31/I - 4, 6/II)
    druidessa, figlia di Oroveso   Saioa Hernàndez (30/I - 2/II)
         
    Adalgisa (soprano)   Anna Goryachova (29, 31/I - 4, 6/II)
    giovane ministra del tempo d’Irminsul Nidia Palacios (30/I - 2/II)
         
    Oroveso (basso)   Andrea Comelli
    capo dei Druidi    
         
    Clotilde (soprano)   Hanna Yevtiekhova
    confidente di Norma   Namiko Kishi
        Kaoruko Kambe
         
    Flavio (tenore)   Motoharu Takei
    amico di Pollione    
         
         
    Due fanciulli, figli di Norma e Pollione    
         
    Druidi, Bardi, Eubagi, Sacerdotesse, Guerrieri e Soldati Galli
         
    La scena è nelle Gallie, nella foresta sacra e nel tempio di Irminsul

     


    Durata approssimativa dell’opera: 3 ore ca.

    I° atto: 90' ca. / intervallo: 20' ca. / II° atto: 70' ca.

    Galleria fotografica

    Argomento

    ATTO PRIMO

    Una processione di Galli e dei loro sacerdoti, i Druidi, si avvia nella sacra foresta ove sorge l’altare d’Irminsul. Il Gran Sacerdote Oroveso annunzia il prossimo arrivo di Norma, sua figlia, druidessa e veggente, per compiere il sacro rito della raccolta del vischio e dell’omaggio alla divinità lunare. Guidata da Oroveso, l’adunanza dei Galli intona un coro in cui esprime la propria volontà di liberarsi dal giogo degli invasori Romani. Quindi tutti si allontanano e giunge il proconsole romano Pollione, accompagnato dall’amico Flavio. Pollione - che da lungo tempo intrattiene una relazione segreta con Norma e dalla quale ha avuto due figli - confessa a Flavio di amare ora Adalgisa, anch’essa sacerdotessa del tempio d’Irminsul. Teme pero l’ira di Norma, anche a causa di un sogno premonitore nel quale Adalgisa moriva colpita da una folgore indirizzatale dalla furia vendicatrice di Norma. Per timore di essere scoperti dai Galli i due si allontanano, mentre Pollione ribadisce il proprio appassionato amore per Adalgisa.

    Annunciata da un coro giunge Norma, che rimprovera i Galli delle loro intenzioni pugnaci contro i Romani: a lei sola, in quanto veggente, spetta di stabilire l’ora propizia per sollevarsi contro il giogo romano, e quell’ora non le è stata ancora annunciata dagli Dei. Quindi, dopo aver raccolto il sacro vischio, intona una preghiera alla luna. Terminata la preghiera annuncia la fine del rito e comunica al popolo in attesa convocherà tutti al tempio quando il Nume annuncerà l’ora della rivolta contro i Romani. Mentre i Galli invocano il giorno della vendetta, Norma volge il proprio pensiero all’amato Pollione. Tutti si allontanano e nella foresta sacra rimane solo Adalgisa, subito però raggiunta da Pollione, che la invita a seguirlo a Roma, abbandonando il proprio Dio spietato: dapprima incerta, Adalgisa alla fine promette all’amato che l’indomani fuggirà con lui.

    Norma confida a Clotilde il proprio ambivalente sentimento verso i due figli avuti da Pollione: da un lato ella li ama, dall’altro, in modo oscuro, li respinge. Quindi le annuncia che Pollione lascerà la Gallia, circostanza che la induce a temere che il proconsole voglia abbandonare lei e i figli.

    Giunge Adalgisa che confessa a Norma - senza però rivelare l’identità dell’amato - la propria passione, contraria ai voti sacerdotali. Quindi le narra l’incontro fatale al tempio quando “D’ammirar credetti un altro ciel in lui!” Nell’ascoltare il racconto della giovane, Norma rivive l’inizio del proprio amore per Pollione. Intenerita dal fervore della narrazione, dichiara Adalgisa libera dai suoi legami sacrali e la invita ad unirsi all’amato.

    In quel momento giunge inaspettatamente Pollione: Norma comprende che egli è l’amante di Adalgisa. Furente, annuncia il proprio desiderio di vendetta e mette in guardia Adalgisa sulla natura infida di Pollione. La sacerdotessa, sconvolta dalla rivelazione del legame del proconsole con Norma, gli rimprovera di averla ingannata. Pollione tenta di portarla via con sé, ma Adalgisa rifiuta di seguirlo. Il rintocco dei “sacri bronzi” e il coro interno dei Druidi richiamano Norma all’officio dei riti. Mentre Pollione si allontana furente, Adalgisa assicura Norma che rinuncerà ai propri sentimenti e si adopererà affinché Pollione torni da lei e dai loro figli.

     

    ATTO SECONDO

    Nella notte Norma entra, brandendo un pugnale, decisa ad uccidere per vendetta i figli avuti da Pollione. Ma, improvvisamente, colta da pietà, rinuncia al suo proposito, fa chiamare da Clotilde Adalgisa e le affida i due figli, pregandola di condurli all’accampamento romano poiché ella ha deciso di morire.

    Adalgisa tenta di convincerla a recedere da tale proposito e a riconciliarsi con Pollione per il bene dei fanciulli, assicurandole che lei si allontanerà definitivamente dal proconsole. Norma accetta e, commossa e riconoscente, annuncia ad Adalgisa che “fino all’ore estreme compagna tua m’avrai”.

    Oroveso annuncia ai guerrieri Galli che Pollione lascerà il loro territorio, ma sarà sostituito da un altro proconsole “più temuto e fiero”. Costernato ammette anche che, nonostante tale evento, la veggente Norma non ha dato ancora un responso sulla possibile sollevazione contro i Romani: meglio quindi “simular” la quiete degli animi e attendere pazientemente l’ora della riscossa.

    Norma confida a Clotilde la speranza che Pollione tornerà da lei pentito, l’amica le comunica però che, nonostante Adalgisa sia ritornata al tempio per riprendere i voti sacerdotali dopo l’incontro con il proconsole, questi è deciso a rapirla pur di condurla con sé.

    Sconvolta ed ebbra di vendetta Norma chiama i guerrieri e i druidi al tempio percuotendo “tre volte lo scudo d’lrminsul” e annuncia loro che è giunta l’ora di muovere guerra ai Romani. Si innalza allora un coro guerresco, quindi Oroveso ricorda a Norma che il rito impone un sacrificio umano per propiziarsi gli Dei in vista della rivolta contro i Romani e le chiede chi sia la vittima designata. In quel momento irrompe nel tempio Clotilde che annuncia la cattura di Pollione, sorpreso “nella sacra chiostra delle Vergini”. Il proconsole viene portato di fronte a Norma e questa dapprima sembra voler uccidere ella stessa il nemico sacrilego, ma poi, mossa da pietà - con il pretesto di dover interrogare il prigioniero sull’identità della sacerdotessa complice del gesto esecrato - fa allontanare tutti e rimane sola con Pollione. In un concitato colloquio gli ingiunge quindi di lasciare immediatamente Adalgisa in cambio della vita.

    Dapprima Pollione rifiuta, ma quando Norma minaccia di uccidere i due figli e di mandare al rogo Adalgisa per il suo sacrilego legame, accetta le condizioni dettate da Norma. Quest’ultima allora richiama nel tempio i sacerdoti e i guerrieri e comunica di aver appreso da Pollione il nome della “spergiura sacerdotessa”. Tra la sorpresa e la costernazione generale indica però sé stessa e non Adalgisa come colpevole e ordina di ergere il rogo sul quale andrà a morte assieme a Pollione, al quale si rivolge ammonendolo che “un nume, un fato di te più forte, ci vuole uniti in vita e in morte”. Quindi raccomanda ad Oroveso di prendersi cura dei figli e di “non volerli vittime del mio fatale errore” e si avvia al rogo, mentre Pollione, resosi conto della generosità morale di Norma e comprendendo di amare ancora la “sublime donna”, la segue verso il vincolo eterno della morte congiunta.

     

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    Locandine e Allegati

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