La traviata
Direttore: Pedro Halffter Caro
L'opera
Musica di Giuseppe Verdi
Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave
dal dramma La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio
Regia Giulio Ciabatti
Scene Italo Grassi
Coreografie Guillermo Alan Berzins
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Personaggi e interpreti
Violetta Valéry | Gilda Fiume (22, 24, 26/VI) |
Ekaterina Bakanova (23/VI) | |
Claudia Pavone (28, 30/VI) | |
Alfredo Germont | Luciano Ganci (22, 24, 28, 30/VI) |
Francesco Castoro (23, 26/VI) | |
Giorgio Germont, suo padre | Filippo Polinelli (22, 24, 28, 30/VI) |
Leon Kim (23, 26/VI) | |
Flora Bervoix | Isabel De Paoli |
Barone Douphol | Paolo Ciavarelli |
Marchese d’Obigny | Dario Giorgelè |
Dottor Grenvil | Francesco Musinu |
Gastone, Visconte de Létorières | Christian Collia |
Giuseppe, servo di Violetta | Dax Velenich |
Annina | Rinako Hara |
Un domestico di Flora | Fumiyuki Kato |
Un Commissionario | Roberto Miani |
Ballerini solisti | Guillermo Alan Berzins |
Marijana Tanasković | |
Servi e signori amici di Violetta e Flora, Piccadori e mattadori, | |
zingare, servi di Violetta e Flora, maschere. | |
Scena - Parigi e sue vicinanze, nel 1700 circa. | |
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DURATA DELLO SPETTACOLO: 2 ORE E 45 MINUTI CIRCA
Primo atto: 30 min. ca.
Intervallo: 20 min. ca.
Secondo atto: 65 min. ca.
Intervallo: 20 min. ca.
Terzo atto: 30 min. ca.
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Argomento
ATTO PRIMO
La casa di Violetta Valéry.
Con una vita di fatua spensieratezza, Violetta cerca di attutire il male che la insidia; un gaio e numeroso stuolo di amici la circonda: tra essi il visconte Gastone che le presenta Alfredo Germont. L’incontro era vivamente atteso da Alfredo che già più volte, all’insaputa di lei, si era informato circa la salute della donna allorché ella era stata ammalata. Seduti a mensa, i convitati reclamano che Alfredo improvvisi un brindisi: poi tutti si avviano verso le altre sale, dove avranno inizio le danze, quando Violetta è colpita da malore. Essa prega gli amici di lasciarla. Tutti escono ma Alfredo rimane. Egli, trepidante e commosso ora che è solo con lei, dapprima la rimprovera di trascurare troppo la sua salute, poi le dichiara il suo amore. Violetta, che già sta meglio, sorride a quei teneri propositi ed offre un fiore ad Alfredo che dovrà riportarlo a lei quando esso sarà appassito. Rimasta sola, ripensa alle parole del giovane, teme d’essere innamorata, vuole scacciare tale conturbante pensiero ed inneggia ad una vita spensierata e gioconda, l’unica che possa farle dimenticare il suo male ed il suo passato.
ATTO SECONDO
Quadro Primo - Una casa di campagna.
Alfredo e Violetta vivono ormai da tempo, appartati dal mondo, presi dal loro amore. Alfredo, dimentico di tutto, sente di aver raggiunto la felicità: Annina, la cameriera di Violetta, lo informa segretamente che la donna sta vendendo carrozze, cavalli e tutto quanto possiede per sopperire alle spese e prolungare quella vita di sogno. Turbato e commosso alla notizia, ferito anche nel suo amor proprio, Alfredo decide subito di recarsi a Parigi per sistemare la faccenda con i suoi mezzi. Quando Violetta giunge, Alfredo è già partito. Ma ecco arrivare il padre di Alfredo, Giorgio Germont, il quale, prevenuto contro Violetta, irritato dal rapporto amoroso che lega il figlio a una donna che tutta Parigi giudica severamente, persuaso, per di più, che Alfredo stia così dilapidando la sua fortuna, chiede a Violetta di lasciare l’amante. Costei gli presenta atti di vendita e gli dimostra che essa stessa sopperisce alle spese. Allora Germont confida a Violetta che la sorella di Alfredo non potrà mai unirsi in matrimonio al giovane che l’ha richiesta se Alfredo non rientrerà in famiglia, troncando la colpevole relazione. Violetta cerca di difendere il suo amore, resiste: poi, per quello stesso affetto che porta ad Alfredo, si rassegna alla crudele rinuncia, promette a Germont che se ne andrà, che gli renderà il figlio. Violetta, rimasta sola, si affretta a scrivere ad un amico e vorrebbe scrivere allo stesso Alfredo, quando questi sopraggiunge; essa poi si allontana, sapendo che il padre tornerà fra poco per parlare con lui. Ed ecco, Giuseppe, il domestico, informare Alfredo che Violetta e Annina sono partite per Parigi e consegnargli la lettera nella quale Violetta annuncia la sua risoluzione di lasciarlo e di andare a convivere col barone Douphol. Alfredo è fulminato dal dolore. Il padre, sopraggiunto, cerca di persuaderlo alla rinuncia, ma egli non dà ascolto e, scoperto un biglietto che invita Violetta in casa dell’amica Flora Bervoix, vuol tornare a Parigi a vendicare l’offesa.
Quadro Secondo - Festa nel palazzo di Flora Bervoix.
È la grande festa in maschera alla quale è stata invitata Violetta. Giunge Alfredo e poco dopo, al braccio del barone Douphol, Violetta. Essa non sospetta di trovare Alfredo e si turba. Alfredo si è posto, intanto, ai tavoli da gioco dove la più sfacciata fortuna lo assiste e dove, con vaghe allusioni e mentre sta vincendo grosse somme, egli provoca il risentimento di Douphol. Le partite vengono interrotte per la cena e tutti escono. Violetta rientra seguita da Alfredo: essa, che lo ha pregato di un colloquio, lo scongiura di andarsene. Teme, per lui, che il barone possa irritarsi ancora di più e ucciderlo. Alfredo risponde che se ne andrà se ella vorrà seguirlo. Violetta risponde che non può e confessa, anzi, che ha giurato di lasciarlo. Allorché Alfredo le chiede chi l’abbia obbligata a un simile giuramento, Violetta afferma che fu Douphol e che ama il barone. A queste parole, che nel dolore riaccendono l’ira, Alfredo richiama gli invitati e, dinanzi ad essi, proclamando la sua vergogna d’aver acconsentito che una donna disperdesse ogni sua fortuna per lui, getta ai piedi di Violetta una borsa di danaro con la quale – tutti ne sono testimoni – egli l’ha pagata. Violetta cade svenuta; uno sdegno generale ha accolto il gesto di Alfredo e anche Germont, che è sopraggiunto, redarguisce aspramente il figlio. Egli sa quanto sia profondo l’amore di Violetta: ma è costretto a tacere e trae via Alfredo sconvolto, mentre il barone getta al giovane il guanto di sfida.
ATTO TERZO
La camera da letto di Violetta.
Violetta è ammalata. La fida Annina la veglia. È l’alba, il fuoco arde nel caminetto. Violetta si desta, chiede da bere. Giunge il dottore che cerca di confortarla, pur avvertendo la cameriera che la fine di Violetta è imminente. La fanciulla si vuole alzare; rilegge con amore una carissima lettera: quella nella quale Germont la ringrazia commosso di aver mantenuto il giuramento, le comunica che il barone è stato ferito in duello da Alfredo e che questi, informato di tutto, verrà da lei a invocare il perdono. Egli pure verrà. Essa teme che non arrivino in tempo; sente che in lei ormai tutto sfiorisce. Altro non le rimane che il ricordo del passato, la speranza del perdono divino. È carnevale e si odono dalla strada gli schiamazzi e le risa delle maschere. Ma ecco che Annina entra frettolosa ad annunciarle una visita: è Alfredo che si precipita tra le braccia adorate e invoca perdono. I due sognano ancora una nuova felicità: ma all’improvviso Violetta vacilla, sta per cadere. Alfredo la sostiene: arriva anche Germont che vorrebbe stringere al petto la fanciulla, tanto ella si è meritata la sua devozione e il suo affetto; ma Violetta, ormai allo stremo, spira fra le braccia del giovane amato, dopo avergli consegnato un proprio ritratto che la ricorda nel fiore degli anni e della bellezza.