LA BOHÈME
Direttore: Renato Balsadonna
L'opera
Opera lirica in quattro quadri su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger
Musica di Giacomo Puccini
Regia Marco Gandini
Scene Italo Grassi
Costumi Anna Biagiotti
Allestimento scenico del Teatro del Giglio di Lucca
Orchestra e coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Con la partecipazione di
I Piccoli Cantori della città di Trieste diretti da Cristina Semeraro
Personaggi ed interpreti
Mimì (soprano) | Lana Kos* (13, 15, 17, 21/V) |
Hye-Youn Lee (14, 19/V) | |
Musetta (soprano) | Marie Fajtova |
Rodolfo, poeta (tenore) | Rame Lahaj (13, 15, 17/V) |
Ho-Yoon Chung (14, 19, 21/V) | |
Marcello, pittore (baritono) | Marcello Rosiello (13, 15, 17, 21/V) |
Matías Tosi (14, 19/V) | |
Schaunard, musicista (baritono) | Vincenzo Nizzardo |
Colline, filosofo (basso) | Ivan Šarić |
Benoît, padrone di casa (basso) | |
Dario Giorgelè | |
Alcindoro, consigliere di stato (basso) | |
Parpignol, venditore ambulante (tenore) | Motoharu Takei |
Il sergente dei doganieri (basso) | Hektor Leka |
Un doganiere (basso) | Giuliano Pelizon |
Un venditore ambulante (tenore) | Dax Velenich |
Studenti, sartine, borghesi, bottegai e bottegaie, venditori ambulanti, soldati, | |
camerieri da caffè, ragazzi, ragazze, ecc. | |
* sostituisce la signora Alexia Voulgaridou che, per motivi personali, deve rinunciare al ruolo. |
DURATA DELL’OPERA: 2 ORE E 40 MINUTI CA.
I° E II° QUADRO: 60 min. ca.
INTERVALLO: 20 min. ca.
III° QUADRO: 30 min. ca.
INTERVALLO: 20 min. ca.
IV° QUADRO: 30 min. ca.
Argomento
ATTO PRIMO
In una misera soffitta, quattro giovani amici – il poeta Rodolfo, il pittore Marcello, il musicista Schaunard ed il filosofo Colline – conducono una gaia vita di “bohème”. I soldi mancano quasi sempre, spesso si digiuna, ma la gioventù e la spensieratezza aiutano a superare molti ostacoli.
La vigilia di Natale vede Rodolfo e Marcello che, infreddoliti e impossibilitati a lavorare per il gelo che ha invaso la soffitta, sono costretti a bruciare nel caminetto il manoscritto di un dramma di Rodolfo. Rientra Colline, desolato perché ha trovato chiuso il Monte dei Pegni; ma Schaunard, invece, arriva tutto esultante portando del denaro, frutto di una insolita sua prestazione musicale. I quattro amici decidono di festeggiare la vigilia di Natale con una cena al Quartiere Latino, quando giunge, non gradito, il padrone di casa Benoit a reclamare la pigione dell’ultimo trimestre. Costretto a bere dai turbolenti inquilini, il vecchio si lascia andare ad imprudenti confidenze sulle sue infedeltà coniugali e viene perciò cacciato con alte grida di riprovazione dagli improvvisati moralisti. Marcello, Colline e Schaunard escono; Rodolfo deve attardarsi per finire un articolo di giornale. Mentre il poeta sta scrivendo, fa la sua apparizione Mimì, una dolce e bella “grisette” che abita in una soffitta dello stesso casamento. Le si è spenta la candela, chiede aiuto a Rodolfo: appena entrata, si sente male e le cadono di mano il candeliere e la chiave di casa. Rodolfo è colpito dal pallore e dalla bellezza della fanciulla. L’aiuta a rimettersi ma, trovata nel buio la chiave, si guarda bene dal restituirla a Mimì: chiamato a gran voce dagli amici che sono impazienti di far baldoria, convince la ragazza ad unirsi a loro. Mimì dolcemente cede. Già innamorati, i due giovani si baciano: poi, a braccetto, si avviano giù per le scale.
ATTO SECONDO
Al Quartiere Latino. Colline ha comprato un vecchio, sdrucito pastrano: anche Schaunard fa acquisti, mentre Rodolfo e Mimì si aggirano fra la folla, felici del loro amore. Il solo Marcello è triste e pensieroso: la bella Musetta, infatti, lo ha abbandonato da qualche tempo per correre dietro a nuovi amori. Rodolfo compra una cuffietta rosa a Mimì e presenta la ragazza agli amici; tutti insieme si siedono ad un tavolo del caffè Momus ed ordinano una ricca cena. Appare ad un tratto, sulla piazza, Musetta, elegantemente vestita; le vien dietro Alcindoro, un vecchio pomposo e ridicolo che è il suo amante attuale. Scorto Marcello, la ragazza si siede al tavolo vicino a quello degli amici e dal suo posto lancia frasi maliziose e occhiate eloquenti. Marcello finisce per cedere una volta ancora al fascino di Musetta che, tutta felice, si unisce alla compagnia, dopo aver allontanato con un pretesto Alcindoro. Passa la banda militare, seguita da gran folla: i sei amici si allontanano unendosi alla baraonda generale. Quando Alcindoro torna al suo tavolino, non trova più Musetta, ma in cambio due conti da pagare: e cade sopra una sedia, allibito.
ATTO TERZO
La barriera d’Enfer, presso un cabaret dove lavora Marcello, ivi alloggiato insieme con Musetta, che dà lezioni di canto agli ospiti. È l’alba: gli spazzini si recano al lavoro, passano carrettieri e lattivendole. Mimì, pallida e sofferente, ha un colloquio con Marcello; la vita con Rodolfo è diventata impossibile; le liti e le incomprensioni sono all’ordine del giorno; la fanciulla non sa più che fare. Nascosta, Mimì assiste poi al colloquio fra Rodolfo – sopraggiunto – e Marcello: il poeta accusa Mimì di leggerezza e d’infedeltà, ma – dietro insistenza di Marcello – confessa la vera ragione del suo modo d’agire.
Mimì è gravemente malata e la vita nella fredda ed umida soffitta finirebbe per abbreviarle l’esistenza: è necessaria, quindi, una separazione. Mimì, dal suo nascondiglio, si lascia sfuggire un singhiozzo e Rodolfo la scopre: un appassionato colloquio s’intreccia fra i due amanti, che ricordano con struggente nostalgia tutte le gioie del periodo trascorso insieme. Alle tristi e dolorose parole di Mimì e di Rodolfo si uniscono, ad un certo punto, le frasi pungenti e velenose di Musetta e Marcello: il pittore ha scoperto l’amica mentre civettava con un avventore e le fa una violenta scena di gelosia, alla quale la ragazza reagisce infuriata. Anch’essi si lasceranno: la vita in comune è diventata un inferno. E mentre Mimì e Rodolfo si avviano verso i loro ultimi giorni di felicita, Musetta continua a lanciare atroci insulti contro Marcello, che rientra nel cabaret furibondo.
ATTO QUARTO
Nella soffitta dei quattro amici. Rodolfo e Marcello, da qualche tempo lontani da Mimì e Musetta, ostentano indifferenza e perfetta felicità; ma in realtà pensano e continuamente rimpiangono le amiche perdute. Giungono Colline e Schaunard che recano una magra cena: pane e un’aringa. Simulando un gaio e ricco festino, i quattro buontemponi inscenano una buffa pantomima, ballando e cantando con umoristico brio. Ma l’animata scena è interrotta dall’arrivo improvviso di Musetta, che accompagna Mimì sofferente e semisvenuta. La ragazza è, infatti, gravissima: sentendo prossima la fine, ha voluto rivedere il suo Rodolfo e, per strada, ha incontrato Musetta, che da tempo la cercava. Rodolfo adagia Mimì sul letto e gli amici si prodigano per recarle qualche conforto: Musetta venderà i suoi orecchini, Colline impegnerà il suo vecchio pastrano. Rimasta sola con Rodolfo, Mimì rievoca i dolci momenti del loro amore e si stringe ancora, con infinita passione, all’unico uomo che ha veramente amato. Rientrati gli amici, Mimì prende con gioia dalle mani di Musetta un manicotto che essa crede dono di Rodolfo e si assopisce quietamente. Musetta prega per la salvezza dell’amica: Rodolfo continua ad illudersi finché il contegno degli astanti gli rivela che Mimì si è spenta. Piangendo, si getta allora sul corpo della fanciulla, invocandola disperatamente.